CARCERI ALLARME DISAGIO LAVORATIVO. DALL'INIZIO DELL'ANNO BEN 6 CASI DI SUICIDIO TRA I POLIZIOTTI PENITENZIARI
SULMONA - "Continua a far parlare di sè l’elevato numero di suicidi che stanno attanagliando i poliziotti penitenziari.Ben 6 dall’inizio dell’anno, 3 nell’ultimo mese( due a Roma e uno ad Agrigento) e 100 dal 2000 ad oggi sono i casi che hanno riguardato i Baschi Blu.Seppur non si è certi della diretta correlazione che la professione svolta ha con gli stessi non si capisce il motivo per cui un così alto numero di autosoppressioni abbia preso di mira questo tipo di professione" si legge in una nota di Mauro Nardella Vice Segretario Regionale Uil."Non si può certo non considerare l’evoluzione negativa che il carcere ha assunto da 10 anni a questa parte.Da un lato il sovraffollamento carcerario con gli associati gravi problemi da esso derivanti e che negli ultimi anni ha raggiunto numeri da capogiro; dall’altro il raddoppio degli anni necessari per raggiungere, sempre che ci si arrivi vivi o quanto meno sani di mente, la fatidica pensione.Rispetto al 1995, infatti, ove in pensione si poteva andare maturati 20 anni di attività, oggi per raggiungere l’ambito riposo ce ne vogliono in molti casi non meno di 40. Un vero e proprio "ergastolo in bianco".Sulle questioni legate al benessere del personale i governanti non hanno certo brillato in iniziative e se si escludono due circolari del DAP, che di fatto ha riconosciuto la gravità del problema ed alcune progettualità, nulla è stato fatto in Abruzzo per andare incontro ai bisogni di chi, suo malgrado, seppur percependo uno stipendio, è chiamato a vivere 40 anni della propria vita in regime di "semilibertà".Il capo del DAP Tamburrino ce la sta mettendo tutta ma nulla può di fronte ai numerosi tagli che i politici nazionali hanno inferto alla categoria. Se si aggiunge il fatto che il contratto delle Forze di Polizia è al palo da più di 4 anni e che lo stesso vedrà un suo ritocco se non, forse, nel pieno del 2015, la frittata è fatta.La uil penitenziari si dice allarmata dalla situazione e della piega che sta prendendo la vita lavorativa all’interno del carcere. Per questo motivo chiederà al Provveditorato regionale, nella persona della Dr.ssa Bruna Brunetti, un forte interessamento alla causa.Inviterà la stessa a farsi promotrice di iniziative volte a circoscrivere la problematica come ad esempio l’implementazione di centri d’ascolto e la stipula di convenzioni con vari enti e permettere, con i servizi da mettere a disposizione, di lenire soprattutto dopo aver passato più di 30 anni di lavoro in carcere ( in Abruzzo ce ne sono moltissimi), il "mal di carcere".Lottare per il riconoscimento della specificità del poliziotto penitenziario e l’aspetto usurante che ne caratterizza la professione svolta potrebbe essere un importante passo. Così come la revisione di alcuni regolamenti non ultimo quello disciplinare che da solo, così come concepito dal D.Lgs 449/92, rappresenta una vera e propria mannaia per la serenità degli operatori del settore.Quarant’anni sono tanti da passare in un carcere per cui non possiamo non continuare ad essere preoccupati della situazione malgrado gli sforzi che ci auguriamo si faranno per migliorare la situazione. Agire solo sulla psicologia dl poliziotto penitenziario potrebbe non bastare. Purtroppo i suicidi non sono che la punta di un iceberg. Molti altri sono i problemi di salute che si manifestano se sottoposti ai continui stress che un carcere produce. Pensiamo ad esempio alle problematiche cardiocircolatorie che stanno riguardando sempre di più gli operatori di polizia penitenziaria e che solo a Sulmona ha prodotto negli ultimi tempi decine di casi gravi.L’augurio che la Uil penitenziari Abruzzo si fa è che non si continui a sottovalutare il problema e, prima che la situazioni diventi irreversibile, si dia avvio sin da subito al progetto ed arginare la drammatica situazione".
IL VICE SEGRETARIO REGIONALE UIL PENITENZIARI ABRUZZO
Mauro Nardella